
Dire che il calcio è solo tirare pedate a un pallone molto spesso equivale a una bestemmia. Perché questo sport è mille altre cose, oltre alla pura attività fisica di 22 giocatori che corrono dentro un rettangolo verde: c’è passione, sentimento, spesso tanta ipocrisia e marciume. Ma anche storia, più di quanta se ne immagini.
Tra i più interessanti capitoli di questo incredibile “almanacco mondiale”, ai primi posti c’è sicuramente quello legato al Nottingham Forest, uno dei club inglesi più antichi al mondo. La sua origine risale infatti al 1865, quando ancora i calciatori erano gentleman britannici che si regolavano da soli e il fuorigioco era un’opinione, nel vero senso del termine.
Per raccontarne nel dettaglio la storia servirebbe un libro delle dimensioni della Treccani. Certo va detto che quest’anno la squadra, che milita nella Championship dopo i trionfi in Premier e Coppa Campioni delle decadi passate, ha festeggiato un compleanno significativo: 150 di storia, “candeline” spente a maggio dopo un misero 14° posto in campionato.
E dire che questo secolo e mezzo era iniziato con un pizzico d’Italia: i vertici della società, infatti, scelsero subito come colore sociale il Garibaldi Red, dalle camice rosse guidate dallo stesso Giuseppe Garibaldi pochi anni prima, durante la guerra contro il Regno delle Due Sicilie per unificare la Penisola. In pratica, quando noi dovevamo ancora “diventare” italiani, in Inghilterra iniziava la favola del football.

Ma il secolo scorso il Nottingham l’ha trascorso per buona parte nella Second Division, in un interminabile purgatorio che l’ha vista salire e scendere tra i due massimi campionati inglesi per ben sei volte, dal 1906 al 1957. Sarà infatti solo negli anni ’70 che inizieranno i trionfi: con Brian Clough, che aveva vinto lo scudetto nel ’72 con i rivali del Derby, alla sua guida dal ’75 la squadra esplose letteralmente. Dopo l’ennesima promozione in Premier l’anno prima, la stagione 1977/78 è quella della prima vittoria del campionato per il Forest, seguita dalla League Cup.
Ma il bello arrivò l’anno dopo: alla sua prima partecipazione all’allora Coppa Campioni, quando allo Stadio Olimpico di Monaco vinse il trofeo contro il Malmöe per 1-0. Oggi i nomi di queste due squadre in una finale simile potremmo immaginarcele solo in un videogioco, e anche all’epoca lo stupore fu tanto: basti pensare che fino all’inizio di quel decennio, i “The Reds” erano considerati una provinciale.

Il sogno si ripeté anche la stagione dopo: al Bernabue di Madrid, sempre con Clough in panchina, la Coppa andò agli inglesi, che piegarono l’Hamburger SV 1-0. Ma non furono vittorie “casuali”: in campo c’erano stelle del calibro del portiere Peter Shilton, il difensore e primo giocatore nero della Nazionale inglese Viv Anderson, il centrocampista Martin O’Neill, il centravanti Trevor Francis, futuro goleador con Atalanta e Samp, e il trio scozzese John Neilson Robertson, Archie Gemmill e Kenny Burns.
Anche questa incredibile serie di successi svanì presto, però. Inoltre, ci sono anche macchie nere sul passato del club: nel 1988/89 perse contro il Liverpool la semifinale di FA Cup, dopo una delle tragedie più orribili del calcio inglese. Quella partita fu infatti rigiocata, dopo la sospensione a pochi minuti dopo l’inizio il 15 aprile 1989 a Sheffield, a causa della carica dei supporter del Nottingham sugli avversari: vi morirono 96 tifosi del Liverpool, in quella che è ricordata come la strage di Hillsborough.
Il calvario di retrocessioni e promozioni ricomincerà nel ’93, dopo il deludente 22° posto in campionato, e continua ancora oggi: da allora, infatti, si contano quattro cadute in categorie minori, fino alla Football League One; e tre risalite, l’ultima in Premier nel ’98. Dal 2008 è invece stabile in Championship, dove due anni dopo ha ottenuto il suo miglior piazzamento, arrivando terza.
Dal 2012 il club è stato acquistato dalla famiglia Al-Hasawyi del Kuwait, che ha posto come Presidente Fawaz Al-Hasawyi. Ma i petrol-dollari sono serviti a poco, tantomeno i sette allenatori che si sono susseguiti sulla panchina biancorossa: l’ultimo è lo scozzese Dougie Freedman, già al Nottingham come calciatore dal ’98 al 2000, subentrato a febbraio di quest’anno e con un contratto fino al 2017.

Talenti della rosa attuale sono: l’attaccante Henri Lansbury, classe ’90 ed ex Arsenal, con cui ha giocato in Champions nel 2011, a segno 11 volte nell’ultima stagione con i Reds; il capitano Chris Cohen, centrocampista assente nello scorso campionato per un infortunio che lo ha colpito a settembre 2014; e il difensore spagnolo 22enne Daniel Pinillos, appena arrivato dalla Spagna e seguito già da club come Barcellona e Real Madrid.
Dopo 150 anni di storia, il Nottingham avrà sicuramente fame di tornare tra le grandi del Regno Unito. Magari qualche desiderio espresso quando il club ha soffiato sulle candeline si avvererà, ma da quelle parti c’è un proverbio: attento a cosa desideri, che potrebbe realizzarsi. Sarà l’inizio di un altro, interminabile viaggio sulle montagne russe dei campionati inglesi?