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Antonio Cassano: 18, 99, 10 sulla ruota di Bologna…. Terno secco per tornare?‏

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FantAntonio! Dov’eri finito? Eccolo qui, l’occhio di bue del palcoscenico calcistico ha ripreso il focus su Antonio Cassano e difficilmente lo perderà di vista. Dopo il naufragio Parma ed i sei mesi sabbatici, in cerca di un’ancora di salvezza, quel talento alla Peter Pan sta cercando ancora l’isola che non c’è. O meglio che non c’era fino ad oggi: il Bologna ha incocciato la sua rotta, prove di ancoraggio in corso. E le voci sul ritorno alla Samp? Passate, per il momento, come l’acqua sotto i ponti dopo quelle annate meravigliose tinte di blucerchiato. Pensare che con lui la Sampdoria arrivò ai preliminari di Champions League, poi l’addio in un gennaio gelido: fatto di parole di ghiaccio, stalattiti verbali, che hanno tramutato un arrivederci in un probabile addio.
Il Bologna è abituato ai numeri dieci: ne diciamo due? Baggio e perchè no anche Signori. Tac, il piatto è servito. Tagliatelle alla bolognese, naturalmente. Senza scordare un giovanissimo Mancini.
Antonio quella maglia se la sente cucita addosso, da quando appena diciassettenne mandò al bar Blanc e Panucci, regalando al suo Bari una vittoria da capogiro contro la corazzata Inter. Capelli al naturale, scompigliati dall’euforia di un momento, un abbraccio a Braschi che lo ammonì per l’esultanza e la naturalezza di un gesto scolpito nel dna, made in Bari vecchia. Sulle spalle il numero 18, che andava già oltre la maggiore età che non aveva ancora compiuto. Oltre. una parola che spesso è stata affiancata al nome di Antonio. A Roma alternava perle sul campo con il fratello adottivo Francesco Totti, alle famose ‘cassanate‘, neologismo di ‘capelliana‘ memoria, ormai presente in tutti i dizionari moderni.
Poi? Viaggio premio a Madrid, dove tutto sapeva di storia alla corte Real(e). Non era il suo, Antonio deve essere preso per come è: dalle meches all’orecchino di brillanti, dalle finte ubriacanti ai gol di caratura. Bisognava tornare in Italia e la Sampdoria era la strada giusta. A Genova scelse il 99, probabilmente perché il 100 non era consentito. Come dicevamo prima? Oltre. Già, oltre. E invece, nei vicoli di Genova ritrovò la sua Bari e con essa la maestria con il pallone. Dei successi ottenuti, si è già detto. Poi un peregrinare di squadre in cui l’unica costante era il numero sulla schiena: 99 sulla ruota di Bari, passando per Milano, entrambe le sponde, e Parma. Ma quel famoso numero 10 dove l’avevamo visto? Ah, sì in Nazionale! Antonio ha versato lacrime vere per la maglia azzurra, un cuore palpitante.
Quella nazionale la prossima estate, probabilmente, sarà ad Euro 2016, in Francia. Un vero numero dieci, in realtà non ce l’ha. Che sia Bologna, Genova o Kathmandu il mezzo per arrivarci, lo scopriremo presto. Antonio vorrà prendere sicuramente quest’ultimo treno, con il vento nei capelli come quel ragazzo di Bari vecchia, che fece impazzire il San Nicola.

Nicola Marco Martino

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