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Brasile, altra batosta, riuscirai a rialzarti?

Brasile paraguay sconfitta fantardoreLa Seleçao non è una nazionale abituata alla sconfitta: nella sua storia esse sono state poche, dolorose, ma di grande insegnamento.
L’esempio è il grande Maracanazo del ’50: la sconfitta con l’Uruguay ha letteralmente lacerato un Paese, ma da quel momento i verdeoro hanno dominato la scena mondiale: dalle ceneri di quel pomeriggio è nata la nazionale più vincente di tutti i tempi, su cui è inutile soffermarsi per poche righe, su quella miscela di leggende bisognerebbe scrivere un libro.
Tramontata la generazione d’oro il Brasile è riuscito a mantenersi ad altissimi livelli anche quando non ha vinto o è comunque riuscito a trionfare pur non avendo una squadra invincibile.
Negli ultimi anni però qualcosa si è rotto, senza fenomeni come Ronaldo, Ronaldinho e Kaká, per citarne alcuni, la Seleçao non si è rinnovata a dovere: nel 2010 una coppa del mondo anonima, conclusa ai quarti, nel 2011 eliminati dal Paraguay ai rigori in Copa América, nel 2014 il Mineirazo, la tremenda batosta nel mondiale casalingo, nel 2015 ancora Paraguay, altra partita deludente e così ancora rigori, ancora fuori.

Brasile Paraguay copa america FantArdoreLa squadra di Dunga e Neymar e poco altro, ruota intorno al talento del giocatore del Barça, il quale non sembra ancora reggere una tale pressione: nel 1986 l’Argentina vinse i mondiali grazie a Maradona, ma se al posto di Diego ci fosse stato un  qualsiasi altro fuoriclasse, quella Seleccion non avrebbe superato il primo turno.
Neymar non è Maradona, con lui il Brasile potrà vincere solo se troverà qualche altro campione.
Il futuro è promettente: in difesa Matheus Doria sembra garantire in un futuro prossimo quelle certezze che David Luiz non sempre dá; Gabriel Barbosa, “Gabigol” potrebbe essere la sospirata prima punta che realizza i gol che spesso mancano; a loro possiamo aggiungere i vari Gerson, Lucas Silva, Marquinhos, Wallace, Evangelista, solo per citarne alcuni.
Da loro si deve ripartire, per dimenticare questa storica serie di fallimenti, da cui chissà, forse come nel 1958 nascerà un’altra generazione d’oro.

Federico Nannetti

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