Bagnoli festeggia il tricolore
C'era una volta

C’era una volta… Osvaldo Bagnoli, il condottiero dell’Hellas Verona

Bagnoli festeggia il tricolore
Bagnoli festeggia il tricolore

L’evoluzione del ruolo dell’allenatore è sotto gli occhi di tutti coloro che seguono il calcio da almeno due decenni. Attualmente chi siede in panchina è spesso un preparatissimo giovane uomo in giacca e cravatta, perfettamente a suo agio nella giungla mediatica e pronto a prender parte a “progetti” che spesso durano pochi mesi. Un tempo invece il mister era semplicemente uno che la sapeva più lunga degli altri, il garante della coesione dello spogliatoio, a volte persino burbero e poco incline a farsi punzecchiare di continuo dai giornalisti.

Un simbolo della vecchia guardia, ormai ritiratosi da tempo, è senza dubbio Osvaldo Bagnoli. Nato a Milano ottant’anni fa, spende la propria carriera di calciatore tra la Serie A e la Serie B, sempre apprezzato per le buone doti di ala e di cecchino dalla distanza. Quando appende gli scarpini al chiodo inizia una lunga gavetta come allenatore, ottenendo risultati notevoli soprattutto a Rimini, Fano e Cesena. Col passaggio all’Hellas Verona, avvenuto nel 1981, centra subito la promozione in A e rafforza le ambizioni del club scaligero. I gialloblu pian piano costruiscono una squadra piena di “scarti” delle altre squadre, tutti giocatori in realtà di discreto valore. Non a caso l’impatto con la massima serie è positivo, anche se nessuno sarebbe stato in grado di pronosticare l’exploit della stagione 1984-85.

Bagnoli istruisce Briegel
Bagnoli istruisce Briegel

Alla vigilia del campionato, l’attenzione viene catalizzata dall’arrivo di un certo Maradona alle falde del Vesuvio; la Juventus parte tra le favorite, l’Inter sembra pronta a riconquistare un ruolo da protagonista e il Toro di Radice appare come una buona outsider. Fin dalle prime giornate però il Verona si impone a sorpresa come la squadra da battere, forte di un solidissimo impianto di gioco e di un affiatamento notevole. Bagnoli guida con maestria un gruppo di onesti mestieranti un po’ sottovalutati. In porta c’è l’estroso Garella, in difesa capitan Tricella detta i tempi di una retroguardia blindata. Sulle fasce scalpita il monumentale Briegel, mentre a centrocampo il motorino è Fanna. La cabina di regia è affidata al talentuoso Di Gennaro, e l’attacco s’impreziosce la perfetta simbiosi tra il guizzante Galderisi e il “cavallo pazzo” Elkjær Larsen, la furia danese capace di segnare un memorabile gol alla Juve… pur essendo privo di uno scarpino!
Il ruolino di marcia è inarrestabile: con sole due sconfitte, l’Hellas vince il primo ed unico Scudetto della propria storia. Bagnoli è l’indiscusso artefice del successo, e ammette che solo col tempo si sarebbero potute cogliere tutte le sfumature dell’impresa.

Il Verona però non regge l’onda d’urto del successo. La squadra si sfalda, l’anno dopo viene eliminata dalla Coppa dei Campioni dalla Juventus. Bagnoli rimprovera l’operato degli arbitri, e a fine partita dichiara ai giornalisti: «Se cercate i ladri, sono nell’altro spogliatoio!»
Nonostante tutto gli scaligeri conquistano due finali di Coppa Italia e persino un quarto di finale di Coppa UEFA; ma con la retrocessione in B avvenuta alla fine della stagione 1989-90, il tecnico milanese passa al Genoa. L’esperienza è agrodolce: conquista subito un quarto posto e si toglie lo sfizio di battere il Liverpool in Coppa UEFA, ma l’idillio dura poco. Si susseguono le voci di un suo trasferimento nella sua Milano, e nel 1992 viene effettivamente nominato allenatore dell’Inter.

Mandorlini e Bagnoli, presente e passato dell'Hellas
Mandorlini e Bagnoli, presente e passato dell’Hellas

Anche in nerazzurro Bagnoli riesce a tirar fuori il meglio dai propri elementi. Contro il Milan degli olandesi non c’è competizione, ma grazie alle giocate di Sosa e Schillaci la squadra ottiene un secondo posto. Tuttavia il mister viene messo presto in discussione, il feeling con la pressante stampa milanese non è dei migliori. Per la stagione 1993-94 la dirigenza punta molto sull’innesto del discontinuo Bergkamp, che non riesce a dare la svolta alle sorti dell’Inter. Addirittura Jonk, l’altro made-in-Ajax acquistato nell’affare, dichiara alla stampa olandese di non gradire Bagnoli, a suo giudizio meno capace del suo vecchio allenatore van Gaal. Sacrilegio? Tuttavia Bagnoli viene accusato di non saper gestire tatticamente la squadra, e viene esonerato prima della fine del campionato. Nonostante abbia solo 59 anni, decide di non accettare più offerte come allenatore. Si ritira da un mondo forse ormai avulso dai suoi metodi di lavoro, che meno di dieci anni prima lo avevano consacrato come uno dei migliori allenatori italiani.

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