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C’era una volta… Paulo Futre: un sogno (e un ginocchio) infranto a Reggio Emilia

paulo futre fantardore

Jorge Paulo Dos Santos Futre, meglio noto come Paulo Futre, è uno di quei giocatori che sono riusciti a far breccia nella storia della Serie A pur avendo giocato solo una manciata di partite. La sua storia segue quella degli atleti martoriati dagli infortuni che, sul più bello, non sono riusciti ad esprimere pienamente il proprio potenziale. E pensare che Futre, brillante attaccante classe ’66, di potenziale ne aveva da vendere ed esso in parte venne già espresso sul finire degli anni Ottanta.

Ma andiamo con ordine. Cresciuto nello Sporting Lisbona, appena diciottenne Paulo Futre viene acquistato dal Porto per costruirgli attorno una squadra importante. L’obiettivo viene presto centrato: vince due campionati di fila, ottenendo persino la convocazione per Messico ’86. Il Mondiale per i lusitani è però amaro. Dopo aver sconfitto gli inglesi nella prima gara, terminano il girone all’ultimo posto a causa delle sconfitte contro Polonia e Marocco.

L’ascesa di Futre non si arresta e al termine della stagione 1986-87 trova già l’apoteosi con la vittoria nella finale della Coppa dei Campioni. I Dragões conquistano per la prima volta il prestigioso trofeo superando per 2-1 il Bayern Monaco di Matthäus e Rummenigge. A fianco di Futre ci sono due veterani come il “tacco di Allah” Rabah Madjer e l’ex interista Juary, che combinano i due gol decisivi per ribaltare il vantaggio tedesco.

Le straordinarie prestazioni di Futre sono ormai sotto gli occhi di tutto il mondo. È veloce, dribbla da Dio e sotto porta non perdona. Ad assicurarsi le sue prestazioni è l’ambizioso Atletico Madrid di Menotti, voglioso come sempre di imporsi tra le big del calcio spagnolo. Paulo nel frattempo vince il Pallone d’Argento, preceduto solo dal neo-milanista Ruud Gullit.

A Madrid il ragazzo diventa uomo e disputa sei stagioni da protagonista, collezionando 163 presenze condite da 38 reti. Nella sua bacheca entrano anche due Coppe del Re: memorabile la seconda, vinta nel 1992 ai danni delle “odiate” Merengues, dove Futre segna il gol del 2-0 nella finale, suggellando così la marcatura iniziale di Bernd Schuster.

Al top della condizione fisica e della maturazione tecnica, Paulo Futre viene ingaggiato… dalla neopromossa Reggiana! Ebbene si, negli anni ’90 le provinciali italiane potevano permettersi autentici lussi, in grado di rendere spettacolare persino la lotta per la salvezza. Non a caso gli emiliani si presentano ai nastri di partenza della stagione 1993-94 con Claudio Taffarel (portiere del Brasile), Dorin Mateut (vincitore di una Scarpa d’Oro) e Johnny Ekström (centravanti della Svezia).

Futre esordisce il 21 novembre, con la Reggiana ancora a secco di vittorie dopo tre mesi di campionato. L’avversaria è la Cremonese e l’attaccante portoghese al 61′ riceve palla dopo un elegante scambio tra Mateut e Morello. Futre trova un corridoio per penetrare in area e battere Turci con un diagonale sinistro tonante e implacabile.

Purtroppo pochi minuti dopo un tackle assassino di Alessandro Pedroni, giovane terzino rampante, segna lo spartiacque nella carriera di Futre. Cartellino rosso diretto, lo stadio si riempie delle urla del lusitano. La sua stagione si conclude subito perché il ginocchio è andato, ma trova il modo di far parlare ancora bene di sé quando afferma di non avercela assolutamente con Pedroni, e che certe cose possono capitare. Nonostante la sua assenza, la Reggiana allenata da Pippo Marchioro si risolleva e centra la salvezza.

L’anno dopo Futre resta a Reggio Emilia. Ha voglia di rivincita, i granata sognano in grande con uno stadio nuovo di zecca all’orizzonte, il Giglio (oggi ribattezzato Mapei Stadium), e tanti volti nuovi tra i quali spiccano Sunday Oliseh ed Igor Simutenkov. La stagione però si rivela un fallimento per la Reggiana, che chiude al penultimo posto solo perché il Brescia riesce a perdere tutte le partite del girone di ritorno. Futre, ancora convalescente dopo il grave infortunio, segna 4 reti in 12 apparizioni: un bottino che non dà la svolta necessaria alle sorti della squadra. Dopo la retrocessione, per lui è ora di cambiare aria.

Nonostante le poche presenze collezionate in Serie A, la sua classe rimane indiscussa e Futre viene preso dal Milan. La stagione dei rossoneri di Capello si apre con la brutta notizia del ritiro di Marco van Basten, ma i tifosi possono consolarsi con gli acquisti di Roberto Baggio e George Weah. Il ruolo di Futre sembra dover essere quello del rincalzo di qualità, per costituire assieme a Boban, Savicevic, Di Canio e Simone un fronte offensivo ricco di alternative. Tuttavia il ginocchio continua a rispondere picche e Futre può solo assistere senza giocare alla brillante stagione del Milan, che si laurea Campione d’Italia. Per lui c’è spazio nell’ultima gara contro la Cremonese (ironia della sorte), stravinta dai milanesi per 7-1. Al 79′ San Siro applaude l’uscita dal campo del portoghese, sostituito da Baggio: sarà l’ultima partita di Paulo Futre in Serie A. Di 14 presenze e 5 gol è il suo score definitivo nel nostro campionato.

I problemi fisici minano gli ultimi anni di carriera del giocatore. Nell’estate del 1996 passa al West Ham ed i tifosi degli Hammers sognano un tandem spettacolare assieme a Florin Raducioiu, ma entrambi non terminano la stagione a Londra. Futre, dopo poche apparizioni, torna nel “suo” Atletico Madrid per rilanciare la propria carriera. Gioca appena dieci partite, come rincalzo dei giovani Christian Vieri, José Mari e Kiko, prima di spendere gli ultimi lampi di classe nel campionato giapponese, in quel di Yokohama. Logorato dagli infortuni, si ritira a soli 32 anni, con qualche rimpianto: se solo Pedroni ci fosse andato più leggero con quella scivolata nel 1993… chissà. Sappiamo solo che Futre è un nome che rappresenta bene quel periodo del calcio italiano in cui, con la rivoluzione di internet ancora lungi dall’iniziare, i calciatori stranieri erano avvolti da un’aura di mito e curiosità.

Gabriele Ludovici

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