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C’era una volta…Usa ’94: il rigore di Baggio

“Da quando ero un bambino ho sempre sognato di giocare una finale dei mondiali. Avevo immaginato qualsiasi finale possibile. Ma mai sarei riuscito ad immaginare che finisse così…”. img_747258_17777

E’ vero, molte volte la realtà supera ogni immaginazione, e, se di mezzo c’è un pallone, si può star certi che la sorpresa è sempre dietro l’angolo. Con quelle parole, Roberto Baggio ha commentato il suo rigore nella finale dei mondiali di USA ‘94, esattamente 21 anni fa. E’ il 17 luglio del 1994: da una parte l’Italia di Sacchi, trascinata in finale da quel signore col codino, quel Roberto Baggio che trattava il pallone come un proseguimento naturale del suo corpo. Dall’altra il Brasile: che aveva vinto agilmente il proprio girone, ed aveva raggiunto la finale mostrando il miglior calcio del torneo.

La finale però è una partita secca, e può accadere qualsiasi cosa. Ci credono in Italia, sperano di diventare la prima squadra Europea a trionfare fuori dai confini del vecchio continente. A Pasadena, luogo della finale, fa caldo, le due squadre ne soffrono, senza contare la stanchezza dovuta alla faticosa cavalcata che le ha spinte fin lì.  Così i minuti passano, l’ansia dei tifosi sale, ma in campo accade poco o nulla.

Le squadre si studiano, la tattica ha la meglio sulla fantasia, la partita è noiosa. Il tempo scorre veloce. Si arriva ai supplementari, e l’ipotesi dei rigori diventa sempre più concreta. I tifosi di entrambe le squadre sentono già sulla loro pelle quelle paure, quelle tensioni, quelle emozioni che solo i rigori sanno regalare. Anche i due tempi supplementari scivolano via. Si va ai calci di rigore.

Il primo a tirare è Franco Baresi, per l’Italia. Quell’Italia che aveva passato il girone solo come terza, grazie al ripescaggio, era lì, in finale, ad un passo dal quarto Mondiale. Baresi però tira alto. Si alza un urlo, un “No!” all’unisono, dal Trentino alla Sicilia. Per fortuna Pagliuca rimette la situazione a posto parando il rigore di Marcio Santos. Si presentano sul dischetto Evani per l’Italia e Bronco per il Brasile che segnano. La tensione è alle stelle. A questo punto tocca a Massaro, che si lascia ipnotizzare da Taffarel. Non sbaglia invece Dunga. Il Brasile è avanti 2 a 1, ora per loro è sufficiente segnare l’ultimo rigore e la coppa sarà verdeoro. Si presenta sul dischetto, per mantenere accese le speranze azzurre, Baggio. Una garanzia: il “dio” che si è caricato la squadra in groppa e l’ha trascinata in finale, perché quello era il suo sogno, perché è ciò che sogna ogni italiano: tutti da bambini abbiamo sognato di giocare, da grandi, una finale mondiale contro il Brasile.

Bene, Baggio ci è riuscito, ed ora si trova a dover calciare un rigore, portandosi sulle spalle il peso di 60 milioni di persone. Corre verso il pallone, tira, si ferma. Non esulta. L’ha tirata alta. Baggio ha sbagliato, il Brasile è campione del mondo. Quel giorno c’era un altro dio dello sport a tifare Brasile: Senna (era deceduto in un incidente pochi mesi prima del mondiale) ha forse voluto regalare un’ultima gioia al suo popolo, alzando il pallone tirato dal re del calcio di allora, verso il paradiso.

Mattia Alberto Di Civita

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