Un altra squadra rispetto ad un anno fa, in quel mondiale in cui stupì tutti per la coralità e la fluidità nel gioco, in cui riempiva di meraviglia gli occhi dei telespettatori di tutto il mondo con le prodezze di James e le accelerazioni con dribbling incorporati di Cuadrado, la solidità difensiva con il guardiano Mario Yepes a guidare il reparto e Armero a fare su e giù per la fascia come un pendolino. Tutt’altra storia oggi. Non facciamone un dramma siamo solo alla prima giornata e anche Uruguay e Argentina hanno espresso qualche limite nei lori match inaugurali, ma la Copa America è un torneo duro e giocando così male a malapena passi il girone. Il Venezuela non si intimorisce di fronte a quella squadra piena zeppa di campioni (da James a Falcao, passando per Cuadrado e Bacca e che può vantare in panchina giocatori del calibro di Jackson Martinez) e gioca la propria partita, colpendo al 60′ con un colpo di testa di Rondon che regala i 3 punti alla squadra.
Schieramenti
– Colombia –
il CT Pekerman schiera due punte in avanti con la coppia Carlos Bacca – Radamel Falcao, dando fiducia alla tigre tornato al Monaco dopo il prestito infelice al Manchester United che lo ha reso un gattino. Juan Cuadrado largo sulla fascia e James Rodriguez che tende ad accentrarsi per creare spazi e portare scompiglio alla difesa venezuelana. In mezzo al campo il rodato centrocampista dell’Aston Villa, Carlos Sanchez ed il mediano 30enne del Fluminense Edwin Valencia. In difesa non c’è più il veterano Mario Yepes, al suo posto il 23enne Jeison Murillo, in orbita Inter a fare coppia con il milanista Cristian Zapata. Sulle corsie esterne gli ‘italiani’ Camilo Zuniga e Pablo Armero.
– Venezuela –
Un 4-5-1 quello del CT Sanvicente disegnato per contenere le progressioni sulle fasce dei cafeteros. Ronald Vargas e Alejandro Guerra si allineano con i tre centrocampisti centrali: il centrocampista del Genoa Fomas Rincón, Seijas e il 35enne Juan Arango, ex Borussia Mönchengladbach specialista nelle punizioni; così da avere un effetto molla e contrattaccare subito se ci fossero spazi per ripartire, appoggiandosi sulle movenze lente ma efficaci di Rondon. In difesa la coppia centrale è composta dal 31enne del Nantes, Oswaldo Vizcarrondo e dal difensore del Celta Vigo, Andres Tunez. I terzini Amorebieta, ex giocatore dell’Athletic Bilbao ora al Fulham e Roberto Rosales, 26enne in forza al Malaga. In porta Alain Baroja.
Il match
La Colombia soffre praticamente per tutta la prima frazione: prova a gestire la partita, ma si fa viva dalle parti di Baroja solo quando Vizcarrondo compie un paio di errori belli grossi. Sono della Venezuela, ben più concreta, le sole occasioni fino all’intervallo: prima Vargas e poi Guerra impegnano Ospina. Rondon porta a spasso la difesa dei Cafeteros con le sue movenze da panterone, Arango è geniale quando prova i passaggi filtranti e per il resto il c.t. Sanvicente chiede pressione alta sui portatori di palla colombiani. Giocatori che lo assecondano in ogni minuto di partita.
Nella ripresa la Colombia è leggermente più aggressiva con un James che prova ad illuminare la scena, ma la mancanza di lucidità non consente agli uomini di Pekerman di rendersi pericolosi davanti a Baroja. Il preavviso del goal venezuelano arriva quando Rondon, anche se a gioco fermo, colpisce la traversa. Il vantaggio arriva poco dopo, al 60esimo minuto di gioco, quando la difesa dei cafeteros rimane a guardare l’azione offensiva avversaria: lancio lungo, colpo di testa di guerra che fa da sponda per l’incornata vincente di Rondon, sulla quale Ospina non può nulla. La squadra colombiana cerca di riacciuffare l’incontro con l’ingresso di Gutierrez e l’ormai prossimo rossonero Jackson Martinez, ma l’occasione più ghiotta capita sui piedi di Cuadrado che gira male e manda la palla al lato. Per concludere la giornata nel peggiore dei modi, James a fine gara accusa un problema alla spalla, probabilmente fuoriuscita dopo un contrasto di gioco.
Male, malissimo. La squadra di Pekerman deve totalmente cambiare rotta, altrimenti può preparare già le valige e tornare in patria, così non si passa.