Pochi giorni fa il Manchester United si è assicurato uno dei terzini più ambiti in circolazione. Non ci sarebbe nulla di strano per un club come i Red Devils, se non che il terzino è italiano (e con la crisi del nostro calcio non è un dettaglio) ed è arrivato al club più titolato d’Inghilterra attraverso la provincia.
Oddio, provincia per il Torino è un eufemismo, perché i Granata sono tra i club più antichi e famosi d’Italia e nelle ultime stagioni sono tornati nelle zone “medio-borghesi” della classifica, ma la rinascita del Toro, oltre che per Immobile e Cerci, passa soprattutto per Matteo Darmian.
Terzino duttile, faceva parte delle giovanili del Milan, con cui ha esordito in serie A e di cui è stato per diversi anni leader della squadra primavera; nonostante queste buone premesse, i Rossoneri non hanno saputo credere in lui e da lì è iniziata per Matteo l’avventura in provincia, prima Padova, in serie B, poi finalmente la serie A, al Palermo di Delio Rossi e Serse Cosmi; nonostante una stagione positiva per la squadra, finalista in coppa Italia e ottava in campionato e per Darmian, che inizia a farsi notare, anche in Sicilia lo spazio è poco, così nel 2011 arriva silenziosamente al Torino. All’Olimpico vive quattro stagioni meravigliose, arrivando alla prima nazionale e poi a raccogliere gli interessi dei club europei più prestigiosi.
Dal Manchester United arriva una di quelle offerte irrinunciabili, per la società, che ottiene 20 milioni di euro e al giocatore, cui vengono offerti 3 milioni l’anno ( tre stagioni fa ne guadagnava 300 000) e la possibilità di giocare a Old Trafford, non uno stadio qualunque. Nonostante il raggiungimento di un traguardo incredibile, Darmian ha lasciato il Toro con le lacrime, con l’atteggiamento di chi ha avuto il “Filadelfia nel cuore” come solo i grandi Granata e di chi se ne va sapendo di aver dato tanto, ma ricevuto tantissimo, come la possibilità di raggiungere un sogno, che si è realizzato grazie al lavoro e all’umiltà di anni di sacrifici.
Federico Nannetti