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È tornata la Roma: all’Olimpico è 2-1 contro una Juventus in alto mare.

All’Olimpico di Roma, dopo la debacle interna con l’Udinese all’esordio, arriva un’altra sconfitta per la Juventus di Allegri, che si affaccia così alla sosta per le Nazionali con 0 punti nelle prime due giornate di campionato. Non accadeva da più di 100 anni, da quando il campionato italiano era diviso in gironi ed i bianconeri ottennero tre sconfitte nelle prime tre gare del girone piemontese: era la stagione 1912/1913.
Almanacchi e statistiche alla Mario Sconcerti a parte (seppur inequivocabilmente significative), si è vista una prestazione a dir poco evanescente dei campioni d’Italia, a fronte di un’ottima prova di una Roma che, almeno per oggi, ha ritrovato ritmi, intensità e gioco della prima annata di Garcia.
Decidono la gara i due bosniaci Pjanic e Dzeko: punizione magistrale del primo, colpo di testa in elevazione del secondo. Nel finale, la rete di Dybala, imbeccato da Pereyra, apre le speranze al pareggio bianconero, speranze che si infrangono però contro il volo di Szczesny che devia in angolo un colpo di testa di Bonucci ed impedisce alla Juve di trovare un immeritato pareggio.

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LA CRONACA: Solito 3-5-2 per la Juve, con tre cambi rispetto alla formazione che ha ceduto all’Udinese: Caceres preferito a Barzagli, Sturaro rileva Pereyra, mentre Dybala parte dall’inizio al posto di Coman, passato al Bayern Monaco. Per il resto, sempre Buffon in porta, con Chiellini e Bonucci che completano il reparto assieme a Caceres; centrocampo con Pogba, Padoin e Sturaro; Lichtsteiner ed Evra sugli esterni, e Mandzukic con Dybala davanti.
La Roma si schiera con il solito 4-3-3, che prevede Szczesny in porta, Florenzi, Manolas, De Rossi e Digne in difesa; Nainggolan, Keita e Pjanic a centrocampo, con Iago Falque e Salah ad ispirare l’unica punta Dzeko.

Pronti, via, e la gara subito si accende: dopo nemmeno un minuto, su un cross dalla sinistra, contatto in area juventina tra Florenzi e Mandzukic, con quest’ultimo che sgambetta il primo. Rizzoli opta per l’involontarietà e per la mancanza di “danno procurato” (secondo la spiegazione di Caressa); in realtà il rigore sarebbe stato più che giusto, anche se Mandzukic probabilmente non sgambetta apposta Florenzi.

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La Juve non sembra scuotersi particolarmente, ed ecco allora che gli uomini di Garcia mettono a ferro e fuoco la difesa bianconera, abbastanza stabile centralmente ma tremendamente in difficoltà sulle corsie esterne. In realtà di palle goal, per la mole di gioco prodotta dai capitolini, ne arrivano anche poche: all’8′ Pogba si inventa un insensato controllo con seguente colpo di tacco, che però non arriva mai, visto che Iago Falque è più lesto del francese, gli soffia il pallone e calcia alto sopra la porta di Gigi Buffon. Il francese non è ancora in condizione, prima mentalmente che fisicamente, e al 22′ si fa ammonire per una trattenuta reiterata su un imprendibile Salah. Due minuti dopo, l’occasione più clamorosa: proprio l’egiziano serve al limite dell’area di rigore un ritrovato Pjanic, che calcia di prima di interno piede ma trova solamente il palo interno, con successivo salvataggio in corner di Bonucci.
Poco dopo ci riprova ancora il 15 giallorosso su punizione, ma Buffon è attento. Qualche minuto prima, fallo di Chiellini sullo stesso Pjanic e cartellino giallo per lo juventino.
Si conclude la prima frazione di gioco con un dominio romanista, la Juve è poco o nulla, dove il “poco” è rappresentato da qualche accelerazione di Dybala, presto vanificata però dalla difesa giallorossa.

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Nella ripresa ci si aspetterebbe qualche cambio tra le fila juventine, prima che di interpreti proprio di sistema di gioco, ma così non è ed il copione non cambia. Il destro sgangherato di Caceres, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, è solo un breve intervallo in mezzo all’assedio romanista, che si fa più vivace quando, in seguito ad una palla inattiva, Dzeko si ritrova il pallone sul sinistro e calcia in porta un missile rasoterra che Buffon respinge di piede. Un minuto più tardi, fallo di un nervoso Pogba (che una manciata di minuti prima ha rischiato l’espulsione per proteste) dai venti metri: per Pjanic è quasi come un rigore. Palla che scavalca la barriera e che scende all’interno del palo alla destra di Buffon, che guarda la prodezza del bosniaco per l’1-0 giallorosso.

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A questo punto Allegri si gioca la carta Morata, che rileva un statico e mal (o per meglio dire, mai) servito Mandzukic. Il movimento sulla panchina bianconera non si limita al riscaldamento dei giocatori: al 66′ infatti, viene allontanato Rubinho per proteste, concernenti un fallo di mano di De Rossi al limite dell’area di rigore. Sulla relativa punizione (e non rigore come la panchina bianconera invocava) Dybala ha l’occasione per imitare Pjanic, ma il suo sinistro finisce alto. Ci prova anche Pogba con un ottimo stacco di testa da calcio d’angolo, con la palla termina a lato di un niente.

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Solo a venti minuti dalla fine Allegri si affida al 4-3-1-2, con l’ingresso di Pereyra al posto di Lichtsteiner. Caceres si allarga in posizione di terzino destro ed Evra si abbassa stabilmente sulla sinistra, ma l’esperimento dura poco: l’ex United prende due gialli in 3 minuti (il secondo per fallo sul neoentrato Iturbe, che aveva rilevato Salah un minuto prima) e lascia i suoi in 10 per il finale di gara. Cuadrado, entrato al posto di Padoin, si abbassa a destra mentre Caceres va ad occupare la zona di campo lasciata vuota dal francese. La Roma non si fa sfuggire l’occasione e, su un cross dalla sinistra di Iago, Dzeko sale in cielo e frusta di testa il pallone nell’angolino basso alla sinistra di Buffon, per il goal che chiude la gara.

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Anzi no, perché a questo punto la Juve, complice un evidente calo di concentrazione dei giallorossi, trova un briciolo di orgoglio e riapre la partita con Dybala, servito da Pereyra dopo un contropiede nato da un appoggio sbagliato di Keita a centrocampo. Gli ultimi minuti sono da incubo per i padroni di casa: Garcia prova a rompere il ritmo degli avversari inserendo Ljajic e Ibarbo per Iago e Dzeko, ma la formazione bianconera va ad un soffio dal pareggio quando, al 92′, Bonucci salta in area di rigore da calcio d’angolo e indirizza all’angolo alto: Szczesny però salva i tre punti con un intervento prodigioso. Ultimo brivido: all’ultimo pallone dentro, sponda di Pogba per Morata che devia con l’esterno, ma il suo tentativo termina alto.

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Finisce 2-1 per la Roma il big-match della seconda giornata: risultato meritato e, considerando il punteggio finale, anche stretto per gli uomini di Garcia.

 

L’ANALISI: Intensità, qualità nelle giocate, ottimo lavoro sulle catene (da elogiare il lavoro di Digne, Pjanic e Iago su quella di sinistra), rapidità nel trasformare l’azione e nel verticalizzare: oggi la Roma è sembrata davvero quella di due anni fa. Se si voleva una risposta convincente dopo Verona, è arrivata, proprio nella partita più sentita (derby a parte, ovviamente). Bene De Rossi dietro, che ha avuto più spazio per partecipare alla manovra, anche considerando la poca pressione degli attaccanti juventini; più che convincente anche il neoarrivato Digne. Salah ha fatto vedere buone cose, ma deve acquisire continuità, mentre Iago ha dato un ottimo contributo nelle due fasi, offrendo anche l’assist a Dzeko, che si conferma un’implacabile bomber d’area di rigore (45 goal su 51, tra Premier e Serie A, da Gennaio 2011 sono arrivati negli ultimi sedici metri).

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Unica nota a livello caratteriale. Già, perché se per 80 minuti schiacci la Juventus (in difficoltà ok, da rodare certo, ma pur sempre la Juventus), non puoi rischiare di rovinare tutto negli ultimi dieci minuti attraverso un giro palla svolto con atteggiamento sufficiente, per il piacere del pubblico che risponde “olè”. Il goal della Juve è un regalo di Keita che sbaglia un appoggio a centrocampo, e gli ultimi minuti sono quasi un incubo: se la Juve avesse pareggiato, sarebbe stato un autentico harakiri. Manca ancora forse la gestione di questi momenti, quelli in cui bisogna amministrare il risultato e far passare minuti preziosi e in cui non ci si deve far prendere dal panico appena l’avversario di turno dà segni di vita. Per il resto, Garcia ha solo di che essere contento.

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A Vinovo invece non ci sarà molto da essere contenti e Allegri dovrà ripartire proprio da quei dieci minuti finali. Non di certo per il gioco, ma almeno per il carattere mostrato, per quella voglia di andare ad attaccare la porta avversaria e recuperare il risultato. Per tutta la gara l’atteggiamento della Juventus è stato remissivo, quasi indisponente: poco movimento, zero verticalizzazioni, reparti non scaglionati e giocate, di conseguenza, prevedibili. Giocatori nervosi, specie Pogba, che sta risentendo delle troppe pressioni e non sta rendendo nemmeno la metà di quanto ci si aspetterebbe. Alla Juve serve il miglior Paul, e serve che diventi il nuovo leader di questa squadra, abituandosi alle pressioni e migliorando negli atteggiamenti quando le cose non vanno per il verso giusto.

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Non essendoci ancora i novanta minuti nelle gambe, Allegri ha puntato sul 3-5-2 probabilmente per non sbilanciarsi e sperare in qualche calcio piazzato o combinazione offensiva dei suoi, che però non è mai arrivata. Le gambe per giocare con la difesa a 4 forse ancora non ci sono, ma in una situazione come quella di Roma, con la squadra incapace di compiere tre passaggi di fila (che non fossero tra Bonucci, Padoin e Chiellini per uno sterile giro palla), forse si poteva cambiare assetto prima degli ultimi venti minuti.
Nel finale poteva arrivare il pareggio, ma forse è stato meglio così: il “punticino” (che in realtà sarebbe stato un “punticione” per quello che si è visto in campo) avrebbe fatto vedere il bicchiere mezzo pieno e dato una fiducia ingiustificata all’ambiente. Invece la sconfitta “esalta” ancor di più la brutta prestazione e, dopo la pausa, ci si aspetta un cambio di passo, sia nelle gambe che nella testa, dalla compagine piemontese.

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Viste le difficoltà a fare gioco, nell’ultimo giorno di mercato, sfumato Draxler, si proverà a prendere un giocatore che possa garantire qualità nell’ultimo passaggio e che possa ricoprire il doppio ruolo di trequartista e di centrocampista centrale: il candidato numero uno è Hernanes.
In casa Roma invece ci si concentra sugli esuberi, come Ibarbo e Ljajic, con il colombiano conteso da Sampdoria e Frosinone. Il mercato in entrata, vista anche l’ottima prova, si può definire chiuso con l’arrivo di Vainqueur.

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