
Lo strapotere fisico in mezzo al campo, la tecnica sopraffina e la personalità del campione; sono solo alcune della caratteristiche che Paul Pogba, centrocampista della Juventus e della nazionale francese classe 1993, sta mettendo sempre più in mostra, settimana dopo settimana, sui campi della nostra serie A. I numeri sono quelli del campione già affermato: ad appena 21 anni (22 il prossimo 15 Marzo), Pogba può già vantare 120 presenze “tra i grandi” (113 con la Juventus e 7 con il Manchester United, dove ha iniziato la sua carriera da professionsita) e 22 goal, quest’ultimi realizzati tutta con indosso la maglia bianconera numero 6; con la maglie bleu della nazionale francese le presenze sono invece 22 e già 5 i goal.
Ma Paul Pogba non è solo questo. Ad un fenomeno, un talento e un calciatore del genere, i numeri non renderanno mai giustizia. Un giocatore “spaziale”, nel vero senso della parola. Franco Rossi, noto giornalista italiano venuto a mancare nel 2013, preannunciò al giovane Paul un futuro da campione, in quanto in lui aveva già visto le cosiddette “3 C del grande centrocampista”: contrastare,
In un mondo, come quello del calcio, dove è facile assistere fin troppo spesso a giovani promesse perse nell’anonimato, talenti mai veramente espressi o calciatori di belle speranza dalla testa calda, Pogba si distingue, mettendo in campo, partita dopo partita, quella dose di umiltà che unita alla consapevolezza dei propri mezzi, lo rendono un punto fermo della formazione bianconera guidata da Massimiliano Allegri. Anche giocatori come Andrea Pirlo, suo compagno di reparto, vedono in lui un punto fermo, su cui appoggiarsi in caso di difficoltà o cedere il pallone nel momento del bisogno.
Un po’ quello che è accaduto, per non andare troppo indietro con i tempi, nel corso dell’ultima giornata di campionato allo Juventus Stadium, dove i bianconeri affrontavano il Chievo: il risultato sorprendentemente incollato sullo 0-0, sbloccato al 60′ da una prodezza (come quasi possiamo dire di essere abituati) da fuori area di Pogba, che successivamente propizia anche la rete del compagno Stephan Lichtsteiner: l’aggancio al volo e l’immediata conclusione, tutto di destro, è per palati sopraffini.
Inevitabile che un giocatore di questo calibro non faccia gola ai tanti club europei che negli ultimi anni hanno letteralmente stravolto il mercato e il pianeta calcistico. Squadre come Real Madrid, Paris Saint-Germain e i due di Manchester, hanno espresso palesemente il proprio interesse verso questo fantastico giocatore, che incarna il prototipo del centrocampista moderno. Il suo procuratore, il noto agente Mino Raiola ha recentemente dichiarato che al momento Pogba non si muoverà da Torino, ma che nel futuro non si può sapere; ma mentre per lui il suo assistito non ha prezzo e vale più di Messi e Cristiano Ronaldo, il suo attuale allenatore, Massimiliano Allegri, proprio nel post partita di Juventus-Chievo ha fissato il prezzo di partenza per quella che può diventare un’asta da record: 100 milioni di euro.
Esistono, per tale ragione, 100 milioni di buoni motivi per cederlo: fare cassa, investire i guadagni in altri top-player, puntare alla tanto agognata europa.
La realtà è che esisterebbe una sola motivazione, che probabilmente vale per tutti i precedenti 100 milioni, per invece puntare sulla permanenza di Pogba a Torino: nella Juventus, nella Serie A. Un eventuale rifiuto di una proposta di queste dimensioni potrebbe infatti essere visto come un “colpo basso”, che l’intero movimento calcistico italiano sferrerebbe ai grandi campionati europei. Farebbe riacquistare quel lustro alla Serie A che negli ultimi tempi è venuto a mancare, e l’Italia si leverebbe di dosso quella fastidiosa etichetta di boutique del calcio da dove gli altri campionati (Bundesliga, Premier League e Liga spagnola su tutti, ma anche Ligue 1 francese e Liga portoghese) prelevano talenti purissimi.
Per la Juventus vorrebbe dire investire tutto il proprio futuro tecnico e finanziario su calciatore dalle potenzialità enormi, di sicuro avvenire e in grado di prendersi per mano un’intera squadra, un intero movimento calcistico (quello italiano), nel tentativo di riportare entrambi agli antichi fasti che, diciamocelo, gli spetterebbero.