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Juve, il punto sul trequartista: più Draxler di Götze, ecco il perché.

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La Juventus sembra aver virato in maniera decisa sulla pista che porta a Julian Draxler come trequartista da regalare a Massimiliano Allegri in vista della prossima stagione. Il tedesco pare aver superato, sia per questioni finanziarie che tecniche, la concorrenza del connazionale Mario Götze, sogno di molti tifosi bianconeri e, probabilmente, destinato a rimanere tale.

Il fantasista del Bayern è sì in rotta con Guardiola, come confermano le parole di settimana scorsa del suo agente, ma ha un prezzo del cartellino che si aggira intorno ai 40 milioni di euro, cifra considerata elevata dalla dirigenza di Corso Galileo Ferraris. Il suo acquisto comporterebbe reinvestire completamente il tesoretto ricavato dalla cessione di Vidal (37 milioni più bonus) e la dirigenza juventina non può, o per meglio dire non vuole, riallocare tutte le risorse provenienti dalla vendita del cileno su un trequartista.
Marotta e Paratici, con il benestare di Allegri, sembrano voler confluire parte della somma anche su un esterno sinistro di difesa (probabilmente Siqueira dell’Atletico Madrid), per dare più alternative in un ruolo che attualmente è coperto solamente da Evra e dal tuttofare Padoin, dal momento che probabilmente Asamoah verrà riportato nella sua posizione naturale, ovvero a centrocampo, come mezzala sinistra.
Inoltre, passiamo alla questione tecnica: Götze è un grandissimo giocatore, è giovane e di prospettiva, molto forte tecnicamente e sullo stretto, sa giocare sia dietro le punte che come esterno a sinistra e per questo garantirebbe più soluzioni sul fronte offensivo, ma spesso sembra mancare di intensità in fase difensiva, elemento fondamentale per il gioco di Allegri. È un trequartista classico, che ama giocare col pallone ed è meno incline, rispetto a Draxler, ad inserirsi senza palla sfruttando il movimento degli attaccanti.

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Ecco allora che l’acquisto di Draxler, forse meno “rumoroso” ai più in termini di prestigio, si rivelerebbe il più azzeccato. Sia perché il gioiellino dello Schalke costa meno (circa 30 milioni), sia perché è più dinamico e meglio si adatta alla filosofia di gioco di Allegri.
Il tecnico livornese, da sempre, nelle sue squadre, è solito collocare dietro alle due punte un elemento che abbia sì tecnica, ma che sia in grado di inserirsi negli spazi creati dal movimento ad uscire delle punte, che ripieghi in fase difensiva, che attacchi per primo il portatore di palla avversario (basti pensare allo stesso Vidal, a Pereyra, a Boateng nel Milan o, rapportato ad un contesto più ridotto, Lazzari a Cagliari) e soprattutto che dia continuità nei novanta minuti.
Fondamentale la questione della continuità, concetto su cui insiste molto l’allenatore toscano: rispetto all’era Conte, infatti, la squadra distribuisce meglio le energie nel corso della gara, è più consapevole dei propri mezzi e gestisce meglio il pallone, mentre nel triennio precedente la formazione bianconera andava a sfuriate, con picchi di altissima intensità alternati a momenti in cui si soffriva per rifiatare. Ora no, Allegri vuole una squadra che sia il più possibile costante e continua nell’arco dell’intera gara ed ecco che un trequartista dinamico, bravo con il pallone e che non si assenti mai dal gioco diventa fondamentale per dettare i ritmi e gli inserimenti, specie con l’assenza di un metronomo come Pirlo.
Tutte qualità che Draxler esprime benissimo, abbinando ad esse anche un’ottima tecnica di base con entrambi i piedi che nel nostro campionato gli permetterebbe tranquillamente di fare la differenza.

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La dirigenza bianconera spera in una conclusione positiva della trattativa, che potrebbe essere dettata anche dalla volontà del calciatore, voglioso di approdare in una grande squadra e di rilanciarsi dopo una stagione condizionata dagli infortuni. Già, gli infortuni, l’unica nota stonata nella carriera, ricca seppur appena iniziata, di questo ragazzo: due negli ultimi due anni, molto grave quello di questa stagione che lo ha tenuto lontano dai campi da gioco da Ottobre ad Aprile.
Tendini fragili per un talento cristallino, ma a Torino, per avere un nuovo numero 10, sono pronti anche a rischiare.

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