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Negredo, un gioiello da 30 milioni!

Quella tra Monaco e Valencia è stata una grande sfida, equilibrata come nelle previsione; facile da prevedere: si affrontavano una squadra fresca dei quarti dell’ultima Champions e la quarta forza del campionato più competitivo al mondo. Così, per decidere il doppio confronto è stato necessario il gioiello dello Squalo, Alvaro Negredo

Nonostante il soprannome, El Tiburon non è famoso per il cinismo, anzi, troppo volte è stato accusato di poca cattiveria, probabilmente a torto.

Evidenziatosi in un sobborgo di Madrid prima e con il Rayo Vallecano poi, Negredo entra nell’orbita Real, senza mai esordire in prima squadra. Esplode all’Almeria, una piccola società scrive la storia, dove si esalta per la rapidità di movimento negli ultimi 16 metri, a dispetto dell’imponente fisico; poi il Siviglia, da dove, dopo diverse ottime stagioni, insieme al compagno Jesus Navas parte per Manchester, sponda City: qui Alvaro non trova mai la propria dimensione e presto il club lo mette alla porta. 

La grande occasione fallita, certo, ma per fortuna ecco un’altra possibilità, il Valencia, finalmente risolti i problemi economici lo accoglie a braccia aperte. La sua nuova avventura è un paradosso, El Tiburon gioca bene, si batte in ogni partita e dimostra il valore del suo cartellino, ma segna poco e per il tecnico Negredo diventa superfluo, ancora una volta. 

Bastano pochi minuti però per cambiare tutto: da un errore della difesa monegasca, lo Squalo costruisce un gol stupendo, un pallonetto da posizione quasi impossibile, per regalare a chi lo stava già iniziando a rimpiazzare la Champions, il suo premio di 30 milioni, valore pagato dalla società per acquistarlo e soprattutto una verità spesso celata: mai giudicare un attaccante dal numero dei gol, ve lo dimostra un cucchiaio che vale sette zeri e tanti sogni dei tifosi.

Federico Nannetti 

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