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Storia del grande Uruguay

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Il calcio ha un grande passato alle spalle e origini mitiche, quasi leggendarie, su cui si potrebbero scrivere decine di libri; il gioco è cambiato, ma non per tutti, c’è una squadra sudamericana che ha dominato la prima metà del novecento e non è il Brasile. 

Il pallone in quel piccolo Stato è arrivato presto, già nel 1902 l’Uruguay ha una sua nazionale che gioca la sua prima partita il 20 Luglio, l’esordio non è memorabile: 0-6 con l’Argentina, ma ci sarà tempo per rifarsi.
Il Paese cresce economicamente e anche il calcio si rispecchia in questa crescita, negli anni ’10 maturano grandi giocatori, quasi tutti arrivati da emigranti dall’Italia: Foglino, Piendibene e Romano per citarne alcuni; l’Uruguay è già una signora squadra e infatti trionfa nella prima Copa América della storia,nel 1916.
Seguono altre coppe continentali,nel ’17-’20-’23-’24-’26 , ma quello che è più importante è che la squadra è sempre più forte,si dice possa essere la migliore al mondo e lo dimostrerà sul campo.
È una generazione d’oro quella che gioca tra il 1924 e il ’30, vince due ori olimpici e un mondiale, il primo, giocato in casa e vinto al termine di una partita memorabile, ovviamente contro i nemici argentini.
La squadra è meravigliosa ci sono Cea, Scarone, Petrone, Andrade, la prima stella dei mondiali è il generale, el caudillo Nasazzi: alla Celeste per vincere servono sempre e solo un fuoriclasse e un grande Caudillo.
Che cosa sia non è facile da spiegare, è il giocatore tipico del calcio uruguagio: difensore, incontrista e all’occorenza mediano, è dotato fisicamente ed è insuperabile di testa; nel 1930 è Nasazzi, novant’anni dopo è Diego Godin, attuale capitano della nazionale; Godin è un Nasazzi leggermente adattatosi al calcio moderno.
Dopo gli anni d’oro ’24-’30  però c’è un calo deciso, due Copa América, certo, ma la squadra è in un periodo transitorio e non partecipa ai mondiali del ’34 e del ’38, quelli prima dello scoppio della guerra mondiale.
Conclusa la guerra i mondiali possono riprendere e nel ’50 sembra tutto scritto, il Brasile non ha ancora Pelè, ma è comunque fortissimo, l’Uruguay arriva alla finalina  (in realtà ultima partita del girone di finale) con un solo risultato a disposizione, la vittoria.
La squadra ruota intorno a tre figure: Alcides Ghiggia, Pepe Schiaffino, regista e fuoriclasse e al solito caudillo e capitano: Obdulio Varela, il grande Varela.
L’Uruguay va sotto, ma la vince , resistendo alla pressione,grazie alla lucidità del capitano e sfruttando la qualità dei suoi singoli, Ghiggia e Schiaffino vince un mondiale incredibile.
È il momento più alto, insieme al 1930, della storia della Celeste, da quel momento cali e rinascite; il fatto che l’Uruguay viva continui cicli è affascinante, in quel piccolo Stato nascano periodicamente grandi giocatori: Francescoli, Recoba, Forlan, Suarez, Cavani. Titoli mondiali non ne sono più arrivati, ma la Celeste è la nazionale che ha vinto più volte la coppa continentale  (quindici) ; ah a proposito, indovinate chi è la detentrice della Copa América che si sta disputando in questi giorni, non vi sarà difficile intuirlo.

Federico Nannetti

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