Quando, al 46’ del secondo tempo di Juventus–Napoli, l’arbitro indica il dischetto dopo l’ingloriosa testata di Britos ai danni di Morata, dalla panchina bianconera non si sente altro che invocare il suo nome: “Simone! Simone! Fatelo tirare a Simone!”. Allegri approva, e sul dischetto ci va lui, Simone, quel ragazzone dalla faccia simpatica che i tifosi della Juventus hanno preso in simpatia fin dal suo arrivo, in prestito, nell’estate 2010, solo qualche giorno prima dell’inizio del Mondiale in Sudafrica. E quel mondiale l’ha giocato, Simone, e pure in maniera egregia: finte, passaggi calibrati, e tanta, tanta corsa.
Di quel Mondiale ce ne siamo voluti scordare presto, ovviamente. Tutti a casa dopo il primo turno.
Ma Simone, che in bianconero (a Udine) correva prima del Mondiale, in bianconero (a Torino) ha continuato a correre, su quella fascia, e nell’anno del secondo settimo posto consecutivo della Juventus lui è stato uno dei pochi a ‘salvarsi’ dalle critiche con 42 presenze e 6 reti fra campionato, Coppa Italia ed Europa League, meritandosi il riscatto da parte di Marotta & Co.
Arriva Conte sulla panchina bianconera, e la differenza si nota subito. L’11 settembre 2011, nella nuova casa della Juventus si gioca la prima di Serie A contro il Parma: 4-1. Simone mette a segno il 2-0 con un destro a incrociare ed esulta mimando un giocatore di golf, come a dire: “palla in buca”. Ne segnerà altri 5 durante la stagione, chiudendo con 31 presenze, 6 gol ed uno scudetto in tasca.
Qualcosa, però, va storto, ed il flessore della coscia sinistra lo abbandona.
Collezionerà solo 3 presenze nei due anni successivi, ma ciò che lo renderà un beniamino dei tifosi, oltre all’attaccamento alla maglia, è altro. Simone è un vero uomo squadra, è un collante nello spogliatoio, non manca mai agli allenamenti dei compagni, nemmeno durante l’infortunio. Ha sempre la battuta pronta, evita i dissidi fra compagni, aiuta l’allenatore e ama i tifosi.
Ma qualcuno non lo capisce, lo crede un bidone che sta lì a rubare lo stipendio alla società. Allora Simone si arrabbia, e il 9 novembre 2014 pubblica su Facebook una lettera aperta, e allega le foto dell’infortunio.
“Adesso sono a disposizione del Mister” conclude.
11 presenze in questa stagione, quasi tutte dalla panchina, ma Simone ha dimostrato di aver superato l’infortunio, e di essere pronto per giocare ai suoi livelli, finalmente.
Quindi al 46’ del secondo tempo di Juventus–Napoli, Pepe sistema la palla sul dischetto, e con tutta la rabbia in corpo tira un siluro centrale e segna dopo 1138 giorni dall’ultima volta. Poi corre verso la panchina e grida: “Voi siete la mia vita, vi voglio bene!”.
E lo Stadium saluta così un giocatore che, sebbene non abbia giocato né segnato molto, ha lasciato il segno nel cuore dei compagni e in quello dei tifosi.
Antonino Scarfone